Si è da poco concluso l’appuntamento annuale del G20, che quest’anno si è tenuto a New Dheli, in India, il 9-10 settembre.
L’evento è stato l’apripista di una serie di incontri diplomatici cruciali per il raggiungimento di obiettivi importanti nella lotta al cambiamento climatico in vista della COP28 che si terrà negli Emirati Arfabi, a Dubai, verso la fine di quest’anno.
Ma qual è, più precisamente, il suo ruolo nella partita contro il cambiamento climatico?
Il G20, che significa “Gruppo dei 20”, è una tavola rotonda a cui siedono i rappresentanti delle principali economie del mondo per discutere di economia e finanza a livello globale; un Summit tra i leader mondiali che si tiene con una cadenza annuale.
Fondato nel 1999 come forum internazionale per garantire la stabilità finanziaria a livello globale, inizialmente vedeva la partecipazione di Ministri delle Finanze e rappresentanti delle banche centrali. Nel 2008, per far fronte alla crisi finanziaria mondiale, ha iniziato a coinvolgere Capi di Stato e di Governo.
Ad oggi ne fanno parte 20 Paesi (G20, appunto) che costituiscono l’80% del PIL globale: Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Arabia Saudita, Australia, Argentina, Corea del Sud, Indonesia, Messico, Turchia e Unione Europea.
Questi stati, oltre a essere tra i paesi più influenti a livello economico, sono anche responsabili di oltre 3/4 delle emissioni globali.
Proprio per questo, dal 2015, a seguito della firma dell’Accordo di Parigi sul clima, l’agenda del G20 ha cominciato a porre la sua attenzione anche su questioni di più ampio respiro, oltre a quella finanziaria. Tra queste, la lotta al cambiamento climatico.
Dopo la firma dell’Accordo di Parigi, che sanciva la necessità di intervenire nella questione climatica velocemente e in maniera significativa, anche il G20 ha cominciato a occuparsene.
In seguito alla pandemia legata al Covid-19, il G20 ha dato forte slancio all’agenda climatica con l’ultima dichiarazione ministeriale congiunta firmata nel 2021 a Roma.
L’allora Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, chiese al Vertice maggiori risorse finanziarie per affrontare il cambiamento climatico, dando un’importante accelerazione in vista della 26° Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP26) di Glasgow.
Anche il Summit tenutosi a Bali nel 2022 ha dato una spinta importante alla questione climatica: i leader del G20 hanno riaffermato il loro impegno per cercare di mantenere il surriscaldamento globale al di sotto di 1.5°C rispetto al periodo pre-industriale. È ormai chiaro che l’aumento della temperatura media vada mantenuto al di sotto di quel limite per contenere i danni ambientali.
Sempre in quell’occasione è stato riconosciuto che l’utilizzo di combustibili fossili sta avendo un forte impatto su famiglie e imprese e che quindi la soluzione consiste nell’accelerare il processo di transizione verso un’energia pulita e sicura.
A differenza delle edizioni precedenti, il G20 del 2023 ha riservato poco spazio alle problematiche sul clima, sicuramente molto meno di quello che ci si aspettava considerata l’urgenza della questione.
Nonostante il recente Rapporto IPCC delle Nazioni Unite, che ribadisce l’importanza di dire addio ai combustibili fossili, l’evento non ha visto il raggiungimento di un accordo sulla data di stop per l’utilizzo di queste fonti energetiche.
D’altra parte, però, i leader mondiali si sono impegnati a ridurre le emissioni di carbonio e hanno dichiarato che intendono triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030; per raggiungere tale obiettivo, sarà necessario aumentare gli investimenti. Aspetto fondamentale anche per poter rispettare l’Accordo di Parigi del 2015, che prevede di limitare il riscaldamento globale a 2°C.
Oltre a questo, i Paesi del G20 a New Dheli si sono impegnati a:
Per sapere come questi obiettivi intendono essere perseguiti, però, sarà necessario attendere la COP28, il vertice ONU sul clima in programma dal 30 novembre al 12 dicembre all’Expo City Dubai. Successivamente, il testimone passerà al Brasile, che ospiterà il G20 nel 2024.
Al momento una sola cosa è certa: la strada include energie rinnovabili ed efficienza energetica: un paradigma che segnoVerde ha abbracciato sin dall’inizio.